Luciano Spalletti oggi è stato incoronato nuovo Re di Roma, un’accoglienza trionfale, da Fiumicino fino a Trigoria, passando per la capitale, città che non ha mai dimenticato il tecnico di Certaldo, lui che ha messo radici proprio a Roma, dove ha vissuto a cavallo fra il 2005 ed il 2009 la sua prima grande esperienza tecnica dopo le buone annate di Udine e quelle in provincia. Nelle prime parole di Luciano Spalletti da allenatore della AS Roma, vengono fuori subito le sue caratteristiche principali, la dialettica, lui che in un famoso discorso quando Inter e Roma si contendevano lo scudetto, disse: “Me piace fammi cojonà ma fino ad un certo punto”, e la programmazione.

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La Roma e Spalletti si divisero nel 2009 quando la dirigenza Sensi era vicina a lasciare per via della vicenda legata ad Italpetroli e alla Associazione Sportiva Roma 1927, il mercato sempre esiguo, Trigoria che necessitava modifiche strutturali, tante situazioni che si sono “accanite” contro la squadre ed all’indomani di un Roma-Juventus 1-2, Spalletti lasciò la panchina e la Roma venne affidata a Claudio Ranieri che dopo un avvio a stento, inanellò da metà gennaio fino a marzo 13 vittorie consecutive superando l’Inter, poi l’unica sconfitta, inattesa contro la Sampdoria all’Olimpico fece di fatto perdere lo scudetto alla Roma.

Situazione diversa per Luciano Spalletti che prende in mano una Roma al quinto posto in classifica, a sette lunghezze dal Napoli capolista, con cinque squadre in sette punti tutto può succedere, e Spalletti è stato anche allettato dall’idea di tornare alla Roma anche perchè sa che questa Roma ha un organico che può tentare di vincere lo scudetto. Il nuovo allenatore della Roma, ha voluto salutare tutti i giocatori che nel frattempo si stavano allenando a Trigoria, ha voluto toccare con mano la situazione, guardare negli occhi i calciatori, scoprire fin da subito su chi puntare.

Luciano Spalletti è uno che sa il fatto suo, attenzione, nella sua prima esperienza alla Roma non furono tutte rose e fuori, ci sono state anche delle situazioni che non fecero piacere, la batosta di Manchester non fu bella, ma il suo modo di fare calcio, a Roma è rimasto impresso, il voler giocare bene a tutti i costi, certo quando quella Roma non giocava bene non vinceva e spesso giocando bene puoi anche perdere ma fra quella Roma e questa c’è una differenza abissale d’organico, Doni, Cassetti, Mexes, Juan, Tonetto, Pizarro, De Rossi, Perrotta, Taddei, Mancini e Totti, con Aquilani, Vucinic in panchina. Oggi la Roma ha un potenziale che a Spalletti piace molto, sfrutterà Florenzi come Taddei, Salah al posto di Mancini, Iago Falque come Perrotta, Dzeko al posto di Totti, Pjanic e Nainggolan a centrocampo perchè De Rossi inizialmente partirà da dietro con Manolas, Maicon a destra e Digne a sinistra.

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